Andrea Chiaravalli: origini.

Estate 1979, Bakersfield, California.

Avevamo appena fatto il pieno alla gigantesca Oldsmobile color legno con tanto di venature.

Ero seduto sul sedile posteriore e sorseggiavo un succo di mele locali comperato per pochi dollari al chiosco della pompa di benzina – e ancora oggi quando ho sete mi capita di ricordare quel sapore - ma non è questo il punto: ero sprofondato nel vecchio sedile in pelle e all’improvviso un rombo cupo e carico di vibrazioni invade l’abitacolo.

Il mio sguardo cerca in alto, forse un elicottero da guerra, invece con la coda dell’occhio vedo una macchia nera che ci sorpassa, poi un’altra ed un’altra ancora.

E’ una lunga fila di motociclisti con grosse moto, che io ricordo tutte nere, ci stanno superando ad una velocità ben superiore ai limiti californiani di allora.

Sulla schiena dei loro giubbotti c’è la scritta EL FORASTERO, sugli stretti seggiolini posteriori ci sono ragazze con lunghi capelli biondi al vento.

Chiudono la fila un paio di automobili scoperchiate cariche di casse di birra.

Ormai Exter era vicina e speravo già di rivedere quegli strani motociclisti comparsi dal nulla.

Avevo 15 anni.

Estate 1979 , Sequoia National Park North California.

Man mano che la goffa Oldsmobile procedeva sui tornanti l’aria diventava più fresca e frizzante. Nel piccolo paese di Three Rivers era quasi buio e finalmente rividi quei bastardi motociclisti accampati abusivamente sul prato in riva al fiume.

Nei negozietti intorno alla piazza tutti erano un po’ intimoriti dal via vai delle motociclette.

Io sono nel drugstore con la mia sorellina Guia ed ecco il rumore, il mitico borbottio del bicilindrico. Sul piazzale ci sono tre moto, tre bikers, due caschi pieni di adesivi e tre scatoloni di birre. La più bella delle tre moto era nera, bassa, smilza e stretta, con un grosso motore quasi sproporzionato.

Era una Harley Davidson ma ai tempi la riconobbi solamente grazie al nome impresso sul filtro dell’aria perchè il serbatoio era tutto nero, piccolissimo, con due tappi e senza scritte (con la mia piccola kodak scattai delle foto ma per timore le feci troppo da lontano, così quelle foto le ho solo nel cuore).

- Ci sono in giro moto bellissime e ho avuto delle belle moto, così al volo ne conto una cinquantina, ma in fondo al cuore ho sempre l’immagine di quella moto nera strettissima dal grosso motore imbullonato con pezzi cromati e tubi di gomma nera, scarichi lunghi e sottili bruciati dal calore, manubrio e serbatoio veramente striminziti -

Novembre 1987, Milano.

Stavo guidando la mia K75 BMW per le strade di Milano. Era sera, uscito dal lavoro non avevo voglia di tornare subito a casa.

Così provai a chiedere informazioni a un benzinaio di via Procaccini riguardo un negozio di Harley-Davidson vicino al Cimitero Monumentale di cui avevo sentito parlare.

Ed eccomi in via Niccolini; non ci potevo credere, una motocicletta simile a quella nei miei ricordi era lì, in vetrina, in vendita!

Era una Sportster 883 nera, in alluminio e cromo con il serbatoio con la scritta in rilievo bianca ed i numeri sotto in rosso/arancione.

Lo svaccatissimo ma sveglio e simpatico venditore, Carlo Talamo, me la mostrò con orgoglio e la fece accendere direttamente in vetrina dal suo aiutante Lamberto. Il suono basso e cupo dei drag pipes fece tremare tutto il negozietto.

Diventò subito il negozio dei miei sogni, soprattutto quella notte.

Il giorno dopo comprai quella motocicletta usata per dodici milioni di lire, una vera follia.

Trentatrè anni dopo

Sono ancora qua a Milano.

Oggi dicono sia il giorno più caldo dell’anno e la mia Sportster XR1000 sembra una graticola, il caldo è insopportabile soprattutto per le mie caviglie a pochi centimetri dai due scarichi neri opachi. Per fortuna ci pensa il mio cuore a raffreddare tutto l’insieme.

P.S Tra le altre cose alla mia XR ho tolto le frecce, rimpicciolito il manubrio, montata una barra antitorsione d’epoca e un paio di Ohlins con tanto di serbatoio. Sul parafango un adesivo con la scritta MOTOBAST ®.

Andrea Chiaravalli

Motociclista, artista, ultramaratoneta, gentleman e amico.

Andrea Chiaravalli è un concentrato di passioni ed ispirazioni.

Il suo tratto è inconfondibile, lo stesso che attraversa i suoi dipinti in tecnica mista e le sue motociclette.

Il filo conduttore che collega le sue opere è sempre percettibile; sia che si tratti dei disegni di monili per la storica gioielleria di famiglia, sia che ci si trovi davanti ai suoi ritratti di motociclette.

Andrea coglie lo slancio dinamico delle due ruote e lo imprime su tela, con nero di china e colori acrilici crea l’armonia delle forme con prospettive nette, trasmettendone movimento e vibrazioni.

Nel Giugno del 2018 “In Serbatoio Veritas” era una mostra di 22 disegni di motociclette dipinti su carta e intelati su lino grezzo.

Le opere erano completate da una piccola nota autografa, una rapida riflessione esplicativa del modello ritratto; un evento benefico i cui profitti erano devoluti alla Onlus Magica Cleme.

Una splendida occasione per parlare con Andrea di quei modelli che lui aveva scelto di ritrarre: Harley, Triumph e BMW; motociclette il cui fascino attraversa immutato le epoche e con le quali lui ha un legame particolare.

La motocicletta, un mezzo imprescindibile per spostarsi rapidamente nella giungla metropolitana milanese e per correre ovunque il desiderio di viaggiare suggerisca.

Molte le sue moto, vere e proprie icone su due ruote: cercate, trovate, amate, vissute e lasciate incessantemente.

Spesso personalizzate con tocchi quasi impercettibili, accessori e parti che trasmette di moto in moto, secondo un filo logico preciso e molto personale.

Piccoli particolari mimetizzati ad arte o macroscopici tocchi di genio come il serbatoio “al rovescio” sul suo FXDB Sturgis del 1991, un’esplosione colore arancio in un black out su due ruote.

Motobast non è solo uno pseudonimo, è un diario compilato con genuina passione, un contenitore dove trovare continua #realmotorcycleinspiration.

Grazie Andrea, in Bast we trust!

Corrado Ottone



“ Diventò subito il negozio dei miei sogni, soprattutto quella notte. “

Foto, moto e racconto di Andrea Chiaravalli.

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Andrea Vailetti: la mia Porsche 356.

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Il potere dell’immagine: Jose Gallina.