Racer “Tre Punti”: la passione per la velocità sull’acqua.

L’espressione più pura del concetto di velocità, l’essenza stessa della passione per i motori che scivola pericolosamente sull’acqua, così si possono descrivere i Racer.

Le imbarcazioni a “Tre Punti” nate esclusivamente per l’uso agonistico, hanno rappresentato una vera rivoluzione nella tecnica della motonautica da competizione, trasformando il concetto stesso di idrodinamicità dello scafo in aerodinamicità, riducendo cioè al minimo l’attrito dello scafo con l’acqua, caratteristica che ha definito il nome stesso della categoria, “tre punti”.

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Due galleggianti laterali, cosiddetti scarponi e l’elica, rappresentano gli unici punti di contatto dello scafo con l’acqua, una caratteristica fondamentale, che ha portato questo tipo di imbarcazioni in legno a dominare la scena delle competizioni nautiche per più di 50 anni.

Il nome Racer deriva dalle qualità tecniche sviluppate esclusivamente per le competizioni.
Imbarcazioni entrobordo con un rapporto peso potenza esasperato, leggerissime, potenti e di conseguenza velocissime; grazie anche all’impiego di motori ad alte prestazioni derivati dall’uso automobilistico.

La nascita e lo sviluppo dei Racer a Tre Punti, nella veste tecnica che ancora oggi possiamo ammirare, inizia in Italia nel primo dopo guerra, nel 1949, ad opera di Achille Castoldi, uno dei padri fondatori della motonautica italiana.
Applicando gli accorgimenti tecnici e costruttivi delle barche da competizione americane già prodotte dal 1945, realizza nel cantiere Pacchiotti il primo Racer italiano, dal quale successivamente deriveranno altri scafi, gettando di fatto le basi per lo sviluppo produttivo dei Racer in Italia.

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Moltissimi sono i cantieri italiani che iniziarono la produzione di barche in legno esclusivamente per uso sportivo con le specifiche costruttive proprie dei Racer, alternando quindi la produzione di yacht o imbarcazioni da diporto, a quelle da corsa.

I nomi dei cantieri più rappresentativi in termini di produzione e risultati agonistici sono stati: Molinari, Timossi, Abbate, e Lucini sul lago di Como, Celli di Venezia, Vidoli del lago Maggiore, San Marco di Milano, Feltrinelli sul lago di Garda, e i cantieri del mare come Baglietto e Picchiotti.

La maestria artigianale della produzione dei Tre Punti in legno classici era associata all’impiego di propulsori che ne esaltavano le prestazioni e l’efficacia, fra i più performanti della “scuola” italiana, come Ferrari, Maserati, Lancia e i più utilizzati Alfa Romeo.

Le qualità dinamiche e le grandi prestazioni sviluppate resero i Racer a Tre Punti le imbarcazioni da competizione più utilizzate non solo in Italia ma anche a livello internazionale, nella varie categorie, e per la maggior parte delle competizioni.

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Progressivamente con l’avvento dei catamarani e la conseguente spinta commerciale, gli entrobordo in legno a Tre Punti furono gradualmente utilizzati quasi esclusivamente nelle gare di durata e lunga percorrenza.

La competizione regina alla quale viene associata la memoria storica del Racer è sicuramente il leggendario Raid Pavia-Venezia, una delle gare ad acque interne più lunghe al mondo.
Una storia iniziata nel 1929, ben 68 edizioni in 85 anni, interrotta solamente durante il periodo bellico, fino alla sua ultima edizione che venne disputata nel 2011.

Oggi la storia degli entrobordo Racer classici prosegue grazie alla passione ed all’impegno di numerosi proprietari e piloti.

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Nel 1998 è stato istituito dalla Federazione Motonautica Italiana il settore “Barche da Corsa Storiche”, che ha nel presidente Guido Romani il punto di riferimento, primo ad essere ufficializzato in Europa, per divulgare la memoria storica delle barche da corsa del passato, promuoverne il recupero e il restauro, attraverso l’organizzazione di meeting, eventi, e competizioni-revival dimostrative, in Italia ed Europa.

Fra gli appassionati che animano il mondo delle barche da corsa classiche, e dei Racer in particolare, il pilota pavese Alberto Huober de Huben è l’esponente italiano più giovane.

RS: Alberto(Huober) come è nata la tua passione per le barche storiche da competizione?

A.H.: ”Le competizioni legate alla nautica, in particolare i Racer Tre Punti, sono una tradizione famigliare, che parte da mio nonno, agli albori della motonautica di inizio secolo.
Lui non è stato un pilota, ma uno dei primi speaker a presentare il Raid Pavia-Venezia, è stato inoltre uno dei fondatori dell’Associazione Motonautica Pavia, una vera istituzione che ha organizzato dal 1934 sino al 2011 (ultimo anno in cui si è disputato) il Raid Pavia-Venezia, per un totale di 68 edizioni. Con i suoi 400km, era la competizione in acque interne più lunga e impegnativa d’Europa.

Mio padre Roberto è stato un pilota dall’84 sino al‘93, è partito nella categoria promozionale cosidetta “128”, in pratica un piccolo Racer, molto numerosa, e nel giro di un anno è riuscito a passare alla categoria successiva dei 2000.
Ha partecipato a competizioni a livello nazionale e internazionale, ed ha preso parte ad una decina di Raid, con un secondo posto di categoria nel 1984 con il suo primo Racer.

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Oggi ho 28 anni, e sono il più giovane pilota in Italia del settore delle barche a tre punti storiche.
Ho iniziato a prendere contatto con questa disciplina all’età di 22 anni, sono salito per la prima volta in barca su un Tre Punti iniziando subito con il motore 2000, e dopo 6 anni vivo con regolarità la passione per i Racer!”

RS: Alberto tu che tipo di Tre Punti possiedi?

A.H.: Possiedo due Tre Punti storici originali, di due lunghezze diverse, che all’epoca erano le lunghezze “canoniche”, una di 4,70 mt e l’altra 4,40 mt, entrambe motorizzati Alfa Romeo 2.000cc di derivazione automobilistica marinizzati, per una potenza di circa 170cv, ed una velocità, a seconda dell’elica montata di poco superiore ai 180Km/h.

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La mia imbarcazione (nel video) è stata prodotta dal cantieri Lucini di Como nel 1973, motorizzata Alfa Romeo con una preparazione del motore conforme all’epoca, per un peso complessivo di circa 350kg.

L’altra del 1975, anch’essa prodotta da Lucini, ha vinto il mondiale entrobordo R3 nel 1975 guidata da Franco Cantando.
Le mie barche sono state curate esattamente con l’estetica legata alle competizioni dell’epoca, quindi con il legno crudo non trattato, senza finiture curate proprie delle imbarcazioni da diporto. Sono veicoli per sfidare le leggi della fisica sul filo dei 200km/h, non per fare della passerella!

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Gli ultimi Racer sono stati prodotti alla fine anni ‘90. In Italia per quanto riguarda le barche da competizione, la produzione Tre Punti ha lasciato il passo a livello commerciale a quella dei catamarani poi evoluti nei Formula 1 e Formula 3.
I Formula 1 all’inizio hanno iniziato a correre con i Racer, poi probabilmente la spinta commerciale nell’introduzione dei catamarani, ha portato progressivamente i Tre Punti, dalla metà degli anni ‘90 e sino al 2012, ad essere utilizzati esclusivamente nelle gare di durata, sebbene ad oggi siano ancora assolutamente performanti e competitivi.

La motonautica italiana è stata da sempre un punto di riferimento internazionale, e nel settore dei Tre Punti le barche prodotte in Italia erano in assoluto le più performanti e richieste soprattutto dalla clientela straniera.

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I Tre Punti in tutte le categorie e discipline, sono state le regine, erano le entrobordo tradizionali “per vincere”, la classe regina era la “Racer”, è quella che ha dato lustro alla nostra motonautica.
Con queste barche siamo fra le nazioni che più si sono imposte ed hanno primeggiato nelle competizioni a livello mondiale.”

RS: Quali sono oggi le caratteristiche delle rievocazioni o dei meeting ai quali partecipi?

A.H.: ”Il primo anno nel quale ho iniziato esistevano ancora eventi di carattere competitivo, poi gradualmente sono andati scemando, formalmente per un aspetto legato alla sicurezza.
Oggi gli eventi organizzati nel mondo dei Tre Punti sono sostanzialmente rievocazioni storiche, meeting, o eventi di regolarità.
L’interesse e l’affluenza degli spettatori, soprattutto negli ultimi anni, è cresciuta molto.
L’estetica unica delle imbarcazioni, il contesto storico, la velocità e i rumori, sono caratteristiche che attirano un pubblico eterogeneo amante dei motori.
Oggi nelle manifestazioni organizzate dalla Federazione Motonautica Italiana i circuiti sono generalmente di 800mt con due rettilinei e due virate, e vengono rilevate le prestazioni cronometriche delle singole barche durante la competizioni di gruppo.

All’epoca i circuiti erano più lunghi e soprattutto alla partenza erano presenti diverse decine di equipaggi, una combinazione che alzava molto il livello della pericolosità.
Oggi durante le manifestazioni storiche a cui partecipo, gli equipaggi solitamnete superano di poco la decina di unità.

Nel nostro ambiente ci sono circa una trentina di equipaggi, italiani e stranieri, che partecipano alle manifestazioni, la maggior parte dei quali proviene dal Nord Italia.”

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RS: Alberto come si guida un Racer Tre Punti, quali emozioni si provano?

A.H.: “Monomarcia, accelleratore a tutta, volante stretto fra le mani, nessuna cintura, e sangue freddo.
Ecco come si pilota un Racer.
Devi capire il mezzo e far fare alla barca quello che può fare, altrimenti diventa pericolosa.
Non puoi andare piano, sono barche costruite per la velocità, se ti muovi a meno di 50km/h rischi di danneggiare il motore per la mancanza di raffreddamento!
In una barca oltre alla manutenzione si deve curare molto l’assetto, un aspetto davvero fondamentale.
Partecipo a circa una decina di eventi all’anno, principalmente su laghi e fiumi, molto più rare le manifestazioni nei porti marittimi, per il semplice motivo che l’utilizzo in mare è pericoloso soprattutto per le imbarcazioni che si danneggiano pesantemente.
Il fascino del Tre Punti è imparare a conoscerlo e gestirlo in base ai campi di gara, per utilizzarlo al meglio e in sicurezza, si devono valutare con attenzione anche le condizioni e le caratteristiche ambientali, ad esempio riconoscere i detriti che si possono incontrare sul proprio percorso.”

Credo che correre sull’acqua sia la sensazione più forte che si possa provare se ami la velocità.”

Scritto da Alberto Zanini.

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