Husqvarna CR 360: un affare di famiglia.

Poco più di 50 anni fa le motociclette da cross vissero una rivoluzione epocale.

Le off-road prima del 1966 erano di grandi dimensioni, pesanti e con motori quattro tempi derivati da modelli stradali.

Le motociclette che vennero dopo, erano piccole, ideate e realizzate specificatamente per il fuoristrada e alimentate da efficaci motori a due tempi.

E’ facile immaginare come le agili monocilindriche a due tempi segnarono un momento di grande evoluzione rispetto alle pesanti bicilindriche inglesi a quattro tempi che, tra il 1966 e il 1970, uscirono quasi definitivamente dal mondo delle competizioni fuoristrada.

Husqvarna fu il primo marchio a concentrarsi sulla nuova tendenza sviluppando un efficace e competitivo modello a 250cc due tempi.

I risultati non tardarono ad arrivare, Torsten Hallman in sella alla nuova Husqvarna vinse il Campionato Mondiale Motocross classe 250 nel 1966 e 1967.

In concomitanza con lo sviluppo del modello 250cc, la casa svedese pensò anche ad un motore che, sulla stessa piattaforma, avesse più potenza ed elasticità.

Nel 1966 nacque una motocicletta destinata a diventare una delle Husqvarna più note di sempre: la 360 Viking.

La 360 era veloce, potente ed aveva un’estetica davvero accattivante: il primo serbatoio piccolo, stretto e in alluminio rosso scuro con le bellissime cromature negli incavi per le ginocchia, il nero opaco che ammantava il motore, scarico alto e sagomato sul lato sinistro e sottili parafanghi in alluminio; un instant classic!

La 360 Viking fu la prima Husqvarna di Steve McQueen, la acquistò nel 1968, per poi affezionarsi al marchio svedese e corrervi il celebre Elsinore Grand Prix nel 1969, oltre ad innumerevoli gare nel deserto.

La celebre copertina di Sports illustrated datato 23 Agosto 1971 che ritrae McQueen impennare a torso nudo la sua CR 400 e la partecipazione di entrambi, lo stesso anno, al film/documentario On Any Sunday di Bruce Brown, hanno fatto delle Husqvarna CR delle vere icone motociclistiche.

Arrivarono gli anni ‘70 e le motociclette svedesi si evolvevano incrementando competitività ed appeal sul pubblico internazionale.

L’Husqvarna CR 360 del 1975 era praticamente la stessa moto che aveva permesso a Heikki Mikkola di vincere nel 1974 il Campionato del Mondo Motocross classe 500.

Nel 1974 e 1975 aveva dominato tutti gli eventi off-road: competizioni di motocross in pista e nel deserto; era ritenuta la moto più performante, guidabile ed imbattibile nelle gare.

Caratterizzata da un motore possente, telaio ineccepibile, frenata efficiente e la dote più impressionante era la leggerezza: soli 96 chilogrammi.

La completa dotazione di serie comprendeva carter motore e foderi forcella in lega di magnesio, comandi e leveraggi Magura, cerchi Akront, ammortizzatori a gas Girling e l’emblematico serbatoio da 8 litri in alluminio in livrea rossa con incavi cromati.

Una guidabilità, evidente anche dall’estetica, mai vista fino a quell’anno in nessuna moto di nessun altro marchio.

Il progetto totalmente nuovo nasce nel 1973 con l’obiettivo di contrastare il dominio assoluto delle Suzuki che per il terzo anno consecutivo si aggiudicavano il campionato del Mondo di Motocross classe 500 con l’eccellente pilota belga Roger De Coster.

La sfida pareva impossibile in quanto il budget Husqvarna a disposizione, in confronto a quello dei giapponesi era irrisorio; ma i due Ingegneri Hurban Larson e Ruben Helmin (soprannominato ancora oggi l’Einsten della progettazione delle moto off-road) a capo della struttura Svedese non si intimorirono, per tentare l’azzardo svilupparono due semplici idee.

Per ammortizzare l’investimento di progettazione e produzione il telaio fu utilizzato anche per le motociclette nella versione enduro; inoltre il famoso motore siglato 2045 progettato per la GP, utilizzata da Mikkola per partecipare al Campionato del Mondo, fu lo stesso che i piloti privati avevano a disposizione sulla motocicletta che potevano acquistare nei concessionari.

La CR 360 in vendita era le fedele replica di quella da gara, uniche varianti rispetto a quella ufficiale di Mikkola erano la bulloneria in titanio, l’utilizzo di un differente carburatore Mikuni in alcune gare, forcelle e ammortizzatori innovativi che talvolta il pilota testava in pista.

Questa operazione tecnico/commerciale ovviamente scatenò il desiderio di tantissimi crossisti di possedere la replica della motocicletta di Mikkola.

Per ciò che riguarda l’aspetto tecnico, la cilindrata di 360cc fu una scelta indovinata poiché offriva un’ottima potenza di 42 CV a 8.000 giri utilizzando un motore con progetto derivato dal leggero 250 cc; stessa operazione riguardava il telaio, identico a quello del modello di cilindrata inferiore.

R.S.: “Andrea Vailetti tu sei un fotografo professionista, quindi hai un occhio allenato al bello, soprattutto appassionato di motori a 2 e 4 ruote, qual’è il legame con la tua Husqvarna CR 360?

A.V.: “E’ la motocicletta che usava mio padre per fare Cross e regolarità sul finire degli anni ‘70, primi anni ‘80.

Fu acquistata nel 1975 da Eurocross in via Raffaello Sanzio a Milano da Marzio Ghezzi, appena mio padre la vide e soprattutto la provò decise che doveva essere sua. 

Paragonata alle moto da cross dell’epoca era due passi superiore per erogazione e potenza.
A quei tempi per impennare si doveva giocare con la frizione, per l’Husqvarna invece bastava dare gas!

Il suo peggior difetto erano le vibrazioni, sicuramente dopo una giornata in fuoristrada ne uscivi più provato degli alti ma più appagato.

Proprio le vibrazioni, dopo alcuni anni, crearono delle crepe nel telaio, mentre la successiva rottura di un supporto carter del motore fu irrimediabile: l’Husqvarna lasciò spazio ad un nuovo KTM.

Durante uno dei frequenti giri in fuoristrada in Val Trebbia, mio padre e mio zio si fermarono a Bobbio per fare rifornimento da un benzinaio con annessa officina.

In un angolo della stazione di servizio faceva capolino un telaio da go-kart, i due si guardarono contemporaneamente negli occhi e senza bisogno di proferire superflue parole d’ intesa chiesero al benzinaio di venderglielo, immaginandolo già sistemato e funzionate. 

Interrotto il giro in moto, tornarono lesti a casa a prendere Jeep e carrello.

Dopo due ore erano già all’opera, provando a piazzarci sopra il motore senza supporto della Husqvarna. 

La settimana seguente, i lavori continuarono saldando staffe e supporti, inventandosi come bloccare il motore e convertire il cambio a pedale in cambio manuale.

Freni a disco di una Mini Cooper, ruote inizialmente di una Vespa, sostituite successivamente con gomme automobilistiche in quanto la potenza del motore era incontenibile.

Per rendere guidabile la creazione artigianale furono necessarie parecchie modifiche, dopo due giorni interi di lavoro, e parecchio olio di gomito, arrivò l’esito finale del collaudo: a mezzanotte, al buio, sulla strada provinciale, altri tempi, altro mondo!

Mio padre usò il go-kart “Husky” per un paio di anni in diverse situazioni, poi dopo essere uscito di strada più di una volta, decise di disfarsene regalandolo allo stesso benzinaio di Bobbio dove l’avevamo trovato!”

R.S.: “Quindi in famiglia era rimasta una CR360 senza motore e col telaio danneggiato”

A.V.:Esattamente, nei primi anni 2000 decisi che era giunto il momento di ridare vita all’Husquvarna.

Cominciò la caccia al motore; una lunga ricerca terminata con l'acquisto di una seconda CR360 di colore blu completa e di un ulteriore motore.

Quindi con l’idea di restaurare la motocicletta di mio padre mi sono ritrovato ad avere due moto gemelle!

Oggi sono entrambe in fase di restauro da parte nostra: la rossa di famiglia quasi finita, la blu ancora in fase di verniciatura.

L’idea di guidare la moto che usava mio padre da ragazzo e mantenere viva la tradizione di famiglia è davvero una grande soddisfazione.”

“..a mezzanotte, al buio, sulla strada provinciale, altri tempi, altro mondo!”

Scritto da Corrado Ottone e Andrea Vailetti.

Foto di Andrea Vailetti.

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