Riva Aquarama Zoom: la storia della Londra-Montecarlo.
Esistono marchi che nel corso degli anni hanno guadagnato un solido spazio nell’iconografia collettiva, evocarli richiama immediatamente, nella fantasia degli appassionati, immagini simbolo dell’importanza che quei nomi rappresentano.
Nel nostro Paese, punto di riferimento mondiale per la cultura dei motori, sono nate aziende create con intuito e passione, che nel corso dei decenni sono diventate ambasciatrici del “Made in Italy” in tutto il mondo: Ducati, Guzzi e Bimota con motociclette inconfondibili, Ferrari, Lamborghini e Alfa-Romeo con automobili eccezionali simbolo della design legato alla velocità e Riva con imbarcazioni esclusive e prestigiose.
Il cantiere Riva nasce nel 1842 a Sarnico sul Lago d’Iseo e già dalle prime imbarcazioni prodotte il marchio si distingue per qualità e personalità.
Dopo la prima guerra mondiale la produzione Riva si converte dal trasporto alla motonautica; a cavallo degli anni ‘20 e ‘30 i motoscafi di Sarnico conquistano numerosi record e vittorie in competizioni nazionali ed internazionali.
Arrivano gli anni ‘50, il timone dell’azienda è nelle sapienti mani di Carlo Riva, grazie all’uso di materiali selezionati e dettagli modellati con cura ed esperienza artigianale le creazioni Riva diventano veri oggetti del desiderio.
Nel Novembre del 1962 nasce il mito, il suo nome è Aquarama; in breve tempo diventerà il simbolo stesso di Riva e oggetto di culto per molti appassionati.
“Sole, mare, gioia di vivere!” è lo slogan che accompagna la presentazione del prototipo, il famoso Lipicar n.1.
Il prezzo di vendita è di 10 milioni ed 800 mila lire, per moltissimi un sogno irrangiungibile!
Le cifre dell’ Aquarama sono: 8,02 metri per 2,62 di larghezza, 2 motori V8 Chris-Craft a benzina con 185 hp ciascuno, velocità 40 nodi.
Un’elegante spider del mare, rivestita di fasciame in mogano dell’Honduras con interni color panna e acquamarina.
A testimoniare il successo e l’esclusività delle imbarcazioni Riva è il forte legame con le personalità del mondo sportivo, cinematografico e imprenditoriale; vengono ribattezzate le “Rolls Royce del mare” diventando dagli anni ‘50 simbolo di un’epoca ed opere d’arte galleggianti, perfetta sintesi del design e dell’artigianato italiano.
Per gli appassionati e fortunati proprietari i motoscafi Riva erano sinonimo di fascino, creatività e passione per l’eccellenza, nei quali trasferire la propria personalità attraverso personalizzazioni uniche.
Fra le più celebri quella di Ferruccio Lamborghini, patron delle famose auto sportive, che sul suo leggendario Aquarama numero 278 fece sostituire i motori V8 standard con una coppia di V12 in dotazione alla Lamborghini 350GT rendendolo il più veloce Aquarama mai costruito in grado di raggiungere i 48 nodi, 89 chilometri orari!
Nel 1970 il SuperAquarama numero 427 lascia il cantiere di Sarnico alla volta di Montecarlo probabilmente destinato ad essere esibito nelle più esclusive località della Côte d’Azur, ma il futuro che lo attende è ben più impegnativo ed avvincente.
Quel Riva parteciperà ad una sfida senza precedenti, una gara di durata attraverso la Manica, l’Oceano Atlantico e il Mediterraneo, un’ardua impresa per uno scafo famoso per il suo fascino ma non certo per le sue doti marine.
La Londra – Montecarlo, una gara di velocità e durata che prevede 14 intense tappe con arrivi a Cowes, Brest, La Rochelle, Bilbao, La Coruna, Oporto, Cascais, Portimao, Marbella, Almeria, La Grande Motte e finalmente Montecarlo, per un totale di 2650 miglia marine.
Una vera e propria endurance di 14 giorni in mare aperto, gareggiando con 29 agguerriti equipaggi, principalmente inglesi, su scafi da competizione che superano i 30 piedi, con motorizzazioni capaci di 800 CV di media, come il favorito pilota inglese Tim Powell a bordo del suo Bertram 33, un bolide di 40 piedi con oltre 1000 CV.
E’ la prima volta che viene organizzata una competizione del genere e la partecipazione ad un evento di tale portata è un’occasione che il concessionario Riva monegasco non vuole lasciarsi sfuggire.
Carlo Rossi, ex tecnico Riva di Sarnico, trasferitosi di recente nel Principato per dare vita a Monaco Boat Service, intuisce la potenzialità e l’opportunità di un ritorno di immagine strepitoso.
Lo staff tecnico capitanato da Gianfranco Rossi, figlio di Carlo, si mette subito all’opera.
Il nuovo SuperAquarama numero 427, assolutamente di serie e appena consegnato in concessionaria, è la base di partenza perfetta.
Viene battezzato “Zoom” e inizia la preparazione.
Per affrontare la gara è modificato nella struttura e nella meccanica per migliorarne resistenza e performance.
La carena viene rinforzata con un longherone supplementare e sulle fiancate vengono aggiunti pannelli in compensato marino.
Il rapporto peso/potenza cambia drasticamente sbarcando tutti gli arredi interni, il posto di guida originale viene coperto ricavando un piccolo vano per ospitare l’equipaggio spostato a poppa.
La scelta dei motori ricade su una coppia di nuovi V8 Thermo Electron potenziati a 350 CV invece dei 320 di serie.
Dovendo affrontare tappe di 250 miglia l’autonomia è un requisito fondamentale, viene quindi installato un serbatoio carburante supplementare a prua di 500 litri che ne raddoppia la capacità totale portandola a 1050 litri.
I serbatoi di serie vengono sostituiti con delle repliche in gomma e posizionati all’estrema poppa, sotto la seduta dei piloti, per accedere più agevolmente alla meccanica in caso di avarie.
Un paio di flap vengono aggiunti per domare la prua in caso di mare mosso anche tenendo conto che in assetto da gara la distribuzione dei pesi è decisamente spostata a poppa.
Lo Zoom in acqua è veloce e reattivo, ma essendo uno scafo derivato dalla serie, per gareggiare contro imbarcazioni da competizione di stazza e potenza superiore, devono essere sfruttati a fondo i suoi 700 CV, il vero valore aggiunto risiede nell’abilità di guida e nella strategia di gara.
Prima di salpare per il Regno Unito vengono effettuati dei test a Montecarlo ai quali partecipa anche Giacomo Agostini, il pluricampione del mondo di motociclismo, incuriosito dall’impresa sportiva che è alle porte, affianca Rossi in alcune prove.
10 Giugno 1972, dopo una partenza avvolta in una fitta coltre di nebbia puramente londinese, i concorrenti entrano nel gelido mare aperto della Manica.
L’oceano con le sue insidie, al passare delle miglia, mette a dura prova l’abilità dei piloti e delle imbarcazioni. Onde lunghe e scogliere frastagliate associate alle difficili condizioni meteo, provocano continui ritiri, tanto che a metà del tragitto, il numero degli equipaggi ancora in acqua si è dimezzato.
Il "piccolo" Riva resiste alle difficoltà della competizione e continua la sua corsa classificandosi sempre sul podio, unico equipaggio non inglese rimasto in corsa dopo aver superato metà del tracciato previsto.
Sorpassato lo Stretto di Gibilterra il Mediterraneo agitato da un forte Maestrale fa quasi rimpiangere l’Oceano, le avarie non tardano ad arrivare ma si risolvono velocemente e si continua a correre ad una media di 100 Km/h.
Il 24 Giugno 1972, lo Zoom appare veloce all’orizzonte e taglia finalmente il traguardo a Montecarlo conquistando il secondo posto assoluto e la vittoria di classe; un trionfo per i protagonisti dell’impresa e per il Principato del quale sono portabandiera.
Quella stessa sera l’equipaggio Riva, composto da tre giovani ed entusiasti italiani, viene premiato dalla Principessa Grace Kelly e dal giovanissimo principe Alberto; i loro nomi sono Gianfranco Rossi, Renato Mazzolini ed Ettore Andenna.
RS: Ettore (Andenna) com’è nata la Londra – Montecarlo e la vostra idea di parteciparvi?
E.A.: “Era il Gennaio del 1972 e partecipavo ad una serata promozionale a Genova organizzata da Yamaha Marine in occasione del Salone Nautico.
Presentatore della serata era Mike Bongiorno, e durante la cena a seguire, un responsabile Yamaha svela a Mike e a me, l’intenzione di sponsorizzare/organizzare una gara nautica offshore inedita, con partenza da Londra e arrivo a Montecarlo.
Mentre Mike si accende sornione un sigaro, io che all’epoca ero cronista sportivo di punta di Radio Montecarlo, dichiaro con entusiasmo il mio interesse offrendomi di essere il promotore di quest’iniziativa nel Principato.
In quel periodo io ed il mio Riva Ariston eravamo inseparabili e Gian Franco Rossi di Monaco Boat Service un amico.
Appena rientrato nel Principato mi bastarono quattro parole per coinvolgerlo nell’avventura: Londra – Montecarlo – gara – Riva!”
RS: La TV e Giochi Senza Frontiere hanno consacrato la tua fama di uomo di spettacolo ma prima di approdare al piccolo schermo sei stato cronista per Radio Montecarlo vivendo dall’interno eventi del motorsport monegasco come i GP di Formula 1 e i rallies, due Olimpiadi, due Campionati del mondo di calcio. Qual’era l’atmosfera che si respirava in quegli anni nel modo delle corse?
E.A.: “Dire affascinante è dire poco, non c’era tutta la tecnologia di oggi, quindi venivano esaltate le doti dell’inventiva, delle capacità umane e decisionali, a volte rischiose, prese direttamente sul campo.
C’era molta meno sicurezza, quindi si respirava il coraggio, la determinazione, spesso l’incoscienza dei piloti che in quel periodo rischiavano veramente la vita.
Era un mondo sempre teso ad un risultato vincente ma con meno risvolti commerciali, c’era più genuinità nella competizione.
Ed in questo noi italiani, in ogni situazione motoristica, per cielo, per mare e soprattutto per terra eravamo un’eccellenza da battere!”
RS: Di quegli intensi 14 giorni trascorsi sullo Zoom ci sono dei momenti che ancora oggi ricordi con particolare trasporto?
E.A.: “Parecchi, quanto spazio avete!?… vi racconterò due dei più significativi.
Il primo fu quando all’arrivo di Cascais, in Portogallo, visto che eravamo l’unico equipaggio italiano (anche se ufficialmente correvamo per il Principato di Monaco), venimmo invitati da Umberto IV di Savoia (il re di Maggio) a Villa Italia, ancora luridi di sale ed in tenuta da corsa.
Sua maestà fu molto curioso di conoscere i dettagli della nostra impresa ed espresse il suo incoraggiamento sapendo che eravamo nelle prime posizioni assolute e primi di categoria.
La mattina dopo alle 7.00 si presentò alla partenza con un piccolo seguito, mentre tutte le televisioni lo riprendevano intento ad aggirarsi fra gli equipaggi, venne da me e mi disse: ”Ettore (lui dava del tu a tutti), facciamo qualcosa per le telecamere, cosa stai facendo?
Io stavo per arrotolarmi una fascia di tela lunga 7/8 metri attorno a fianchi e schiena per attutire i colpi che si ricevevano durante la gara, a causa dello spazio limitatissimo destinato all’abitacolo nello Zoom.
Lui, per la felicità dei cameraman e dei telecronisti, me la resse srotolandola mentre io giravo su me stesso per avvolgerla. Indimenticabile!
Ricordo poi con entusiasmo l’arrivo a Montecarlo.
All’ultima tappa subiamo la prima vera avaria, un serbatoio si stacca dalla sede tranciando una tubazione del carburante, riversando il contenuto all’interno della sentina, danneggiando inoltre parte del cablaggio elettrico mandando in corto il sistema di accesione dei motori, diventando di fatto una bomba offshore!
L’avaria fu risolta con un intervento di fortuna all’altezza di Marsiglia, riuscendo ugualmente a portare a termine l’impresa confermando il secondo posto assoluto e la vittoria di classe.
Ad omaggiare il nostro risultato gli altri equipaggi si fermarono all’imboccatura del porto per un ingresso di fine gara in parata!
Per un equipaggio che alla partenza veniva descritto gli inglesi come “improbabile”, fu un risultato assolutamente prestigioso!”
RS: Tu eri il cronista dell’equipaggio, come aggiornavi Radio Montecarlo, e di conseguenza il Principato, sullo stato della competizione?
E.A.: “Oltre a vivere l’adrenalinica esperienza della gara come parte dell’equipaggio avevo l’impegno verso Radio Montecarlo di commentarla giorno per giorno.
Ogni sera alla fine della tappa, facevo il resoconto telefonicamente alla redazione con le impressioni a caldo; una cronaca concitata degli eventi della giornata con resoconto di piazzamenti, condizioni meteo, eventuali ritiri o avarie e il riassunto della graduatoria in continua evoluzione.
Completamente assorbito dall’impegno fisico ed emotivo della gara non consideravo quanto interesse e seguito di pubblico potesse avere la mia quotidiana telecronaca via radio, finché non arrivammo al traguardo: una folla festante di ventimila monegaschi stava aspettando che lo Zoom arrivasse in porto.
L’impresa del Riva che correva coi colori del Principato aveva suscitato grande interesse nella popolazione e nella Casa Reale.
La Londra – Montecarlo era la prima impresa sportiva alla quale il Principato prendeva parte al di fuori dei suoi confini sfidando avversari internazionali.
Oltre all’onore di ricevere il trofeo dalla Principessa Grace in persona, il Principe Ranieri III mi insignì della Médaille de Deuxieme Classe de l’ Education Physique et des Sports, una sorta di Cavalierato del Principato di Monaco.
Quella vittoria conquistata a bordo dello Zoom è una delle soddisfazioni personali e professionali che porterò sempre con me.”
“Non arriverete a vedere il mare, il Tamigi è già troppo lungo per voi” diceva un giornalista inglese!
Scritto da Corrado Ottone